Risposta
di Giancarlo Livraghi:
Caro Pino Barbiera,
ti ringrazio per il suo gentile apprezzamento delle cose che
scrivo.
Non e' facile rispondere alla tua domanda, perchè ci possono
essere molte soluzioni diverse e ogni situazione
ha caratteristiche proprie.
Come già detto, il problema di trarre guadagno dai contenuti si
pone solo per alcuni tipi di attività online, cioè per quelle il cui
"prodotto" e' il contenuto (imprese editoriali).
Ci sono molte attività online, con ricchezza di contenuti, che non
hanno "fine di lucro". Quindi chi vuole, in qualsiasi modo,
trarre un guadagno diretto dall'offerta di contenuti online deve
essere in grado di fornire qualcosa in più rispetto a ciò che
comunque si può trovare. E questo non e' facile. Un fenomeno
paradossale e' che alcune imprese editoriali, nel tentativo di frenare
l'offerta gratuita, non hanno fatto altro che peggiorare le qualità
del servizio e così ridurre le loro possibilità di successo.
Una delle risorse e' la pubblicità - che non significa solo banner.
L'errore commesso da molti editori e' quello di aver sopravvalutato
le possibili entrate e così di aver speso denaro (prevalentemente in
cose strane e alla qualità dei contenuti) in base a progetti
faraonici quanto insensati. Su basi più realistiche, ed evitando
fastidiose invasività, sarebbe stato (ed e') possibile contribuire in
questo modo alla sostenibilità del progetto.
E' anche possibile offrire contenuti gratuiti online come appoggio
ad altri servizi - compresa l'attività editoriale
"cartacea". Ci sono riviste che da molti anni mettono online
tutti i loro contenuti e non hanno perso copie di vendita in edicola o
di abbonamenti - anzi, probabilmente, ne hanno guadagnate.
C'e' chi adotta soluzioni più "avare" (cioè, per
esempio, offre accesso ai contenuti solo ai suoi abbonati) ma non
sembra che finora queste soluzioni si siano dimostrate più efficaci
di quelle "generose".
In alcuni casi (per esempio di servizi fortemente specializzati su
specifiche discipline scientifiche o attività professional) e'
possibile offrire contenuti a pagamento. Sempre che la qualità del
servizio offerto
valga il prezzo richiesto (so che questa affermazione e' banale, ma
molti progetti online si sono basati sulla sciocca idea che il
concetto di prezzo-valore possa essere sconvolto con una varieta' di
trucchi e di artifizi insostenibili).
Ci sono infinite altre possibiltà secondo le specifiche
situazioni. Per esempio l'offerta di contenuti gratuiti online può
essere accompagnata dalla disponibilità di qualcos'altro a pagamento.
Un esempio classico e' quello di una libreria online (come Amazon). E'
una fonte estesa di informazioni gratuite sui libri e sui loro
contenuti, comprese recensioni eccetera. Quanto migliori sono quei
servizi, tanto maggiore e' la probabilità che qualcuno compri un
libro - e, naturalmente, lo paghi.
Nell'infinita varietà delle soluzioni possibili, il punto
fondamentale e' sempre lo stesso. Progetti realistici, investimenti
"scalabili", sperimentazione continua - e soprattutto
soluzioni pensate dal punto di vista del lettore. Non e' difficile, ma
ci vuole tempo e pazienza.
Credo che abbiano più probabilità di successo durevole le
soluzioni meno "miopi" e perciò più capaci di offrire
reale valore. In questa prospettiva partire dalla bislacca idea che
"nulla mai più potrà essere gratis" non e' miopia, è
cecità. Come i fatti hanno già dimostrato.
La sostanza e' che troppi progetti online sono stati impostati su
aspettative "miracolistiche" e perciò sono falliti. Sembra
che molti trovino difficoltà a uscire da quelle ipotesi insensate e
ripensare su prospettive più realistiche.
Cordialmente,
Giancarlo Livraghi
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