Interviste sul futuro della rete e della piccola impresa

 

Commenti dei lettori sull'intervista a Giancarlo Livraghi

Le domande dei lettori a Giancarlo Livraghi

 

COMMENTI

Nome: Manlio Castronuovo eMail: m.castronuovo@partner.it
Commento: Desidero ringraziare pubblicamente Giancarlo Livraghi per la sua grande disponibilità e per lo straordinario valore delle risposte fornite. L'Intervista sul Futuro è stata la pagina più visitata per 5 giorni consecutivi ed il sottoscritto ha ricevuto diverse email di ringraziamento. Invito tutti voi a segnalarci quali personaggi vorrebbero "vedere" intervistati nelle prossime occasioni. 

 

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DOMANDE

Nome: Pietro Cicolella eMail:pcicolella@galactica.it
Domanda: Vorrei conoscere l'opinione di Giancarlo Livraghi su questo interrogativo che mi pongo da alcuni mesi a questa parte:  "E' possibile che internet sia oggi la bufala  e che solo un anno fa era considerata l'eldorado del business? Non e' che la classe imprenditoriale sia stata poco matura > ad individuare nella rete un veicolo di business > complementare a quello tradizionale?"

Risposta di Giancarlo Livraghi:

La bufala era l'eldorado. Si e' voluto far credere che ci fosse una miniera d'oro cui si potesse attingere senza impegnarsi. Che bastasse dire "apriti sesamo" per impadronirsi del tesoro di Ali' Baba'. Che improvvisamente si potesse fare "qualsiasi cosa" in fretta e furia e ottenere "miracolosamente" risultati immediati. Non e' mai stato vero, come dimostrano i fallimenti di chi ha creduto in quel miraggio. E' venuto il momento di dimenticare le favole e affrontare la realta'. L'internet c'e' e continua a crescere. Puo' dare molte soddisfazioni a chi la sa *coltivare* con cura. Ma per usarla bene non basta fare qualche generico "atto di presenza". Occorre lavorarci con pazienza e costanza, progettare, verificare, sperimentare, imparare... ( Vedi "La fretta non e' velocita'" http:/gandalf.it/uman/27.htm ).

 

Nome: Antonio Specchia eMail:
Domanda: "Quale "accadimento" secondo Giancarlo Livraghi  potrebbe fungere da volano per le piccole imprese per utilizzare l'internet sfruttandone le reali possibilita'?"

Risposta di Giancarlo Livraghi:

Non riesco a immaginare un "accadimento" e non credo che ci siano bacchette magiche. Le soluzioni non verranno da qualche "volano" esterno o generico, ma dal modo in cui ciascuna impresa sapra' usare la rete secondo le sue *specifiche* esigenze. Occorre sgombrare il terreno dalle false soluzioni "buone per tutti", lavorare con metodo, crescere gradualmente. Le "piccole imprese" possono trarre grossi vantaggi dalla rete se portano online lo stesso impegno, la stessa attenzione alle relazioni e al servizio, la stessa umanita' e sensibilita' su cui si e' basato finora il loro successo. Mettere le tecnologie al servizio delle persone (non viceversa). Ogni impresa che fara' un buon lavoro avra' clienti soddisfatti e interessati, costruira' relazioni solide e rapporti di fiducia, dara' un aiuto a tutte le altre che si comportano nello stesso modo. La somma di infinite "piccole" cose ben fatte e' il vero "volano" che puo' aiutare a farne sempre di piu' e sempre meglio.
(Vedi lo schema di sviluppo dell'attivita' di un'impresa in rete a pagina 78 di "La coltivazione dell'internet" oppure online alla fine della prima pagina del capitolo 1 di "Le imprese e l'internet" http://gandalf.it/upa/01.htm ).

A proposito di "eldorado", che il titolo del capitolo 21 di "La coltivazione dell'internet" e' intitolato "Se non c'e' l'Eldorado, dov'e' l'oro?". Cioè avevo posto il problema, e avevo dato una risposta, molto prima che lo scoppio della "bolla" speculativa lo rendesse evidente. Naturalmente non ho alcuna capacità "profetica". Ciò che scrivevo allora si poteva abbastanza facilmente capire osservando la situazione. Il fatto e' che nel sistema di comunicazione e (cosiddetta) informazione e' prevalso un gran rumore su basi palesemente insostenibili...

E già molto prima, in un'intervista dell'aprile 1996, dicevo:

"Molta improvvisazione, poco approfondimento. Una gran voglia di "saltare sul carro", immaginando chissà quale Eldorado, chissà quali autostrade, là dove per ora ci sono solo sentieri male esplorati". http://gandalf.it/nm/interv02.htm

 

Nome: Giuseppe Vitale eMail: gvitale@libero.it
Il management strategico da tempo si sta occupando delle implicazioni dei Sistemi Dinamici non lineari (NDS). Anche lei, dott. Livraghi nell'Appendice II del suo libro "L'umanità dell'internet" si occupa della Teoria del Caos. Esistono delle leggi indipendenti dai singoli utenti di un sito e "robuste" che possono aiutarci a comprendere come operare per coinvolgere gli utenti, farli partecipare e quindi permettere al nostro sito di evolversi?

Risposta di Giancarlo Livraghi

Da molte analisi, come ho spiegato in "L'umanità dell'internet" (e anche in altri libri e articoli), risulta che la rete e' un sistema biologico. E' anche evidente, come osservato in altre parti del libro, che in tutti i sistemi di comunicazione e di evoluzione delle strategie, e particolarmente nell'internet, sono importanti i processi non lineari e "intuitivi". 
Del resto è stata verificata in molti studi la sostanziale rilevanza di questi processi in ogni forma di innovazione, invenzione e "creatività". In sostanza le "leggi" che governano queste evoluzioni sono quelle della biologia e del comportamento umano. Che non e' facile (e tende a non essere utile) riassumere in "formule" schematiche che tentino di standardizzare la complessità.

 

Nome: Giuseppe Vitale eMail: gvitale@libero.it
E' mia convinzione che le piccole e medie imprese abbiano bisogno di una figura che sappia dialogare con tutte le realtà esterne all'azienda e sappia gestire il flusso delle comunicazioni tra i dirigenti e i dipendenti. 
Essa racchiude allora tre figure delle grandi organizzazioni: il responsabile delle pubbliche relazioni, il business writer e il community manager. Tuttavia neanche queste tre figure sono abbastanza esaustive per delineare le competenze di una figura che può essere molto utile alle PMI e che ha competenze a riguardo delle pianificazione di un progetto web, nella sua realizzazione e gestione sulle basi della teoria del caos deterministico, della comunicazione e della scrittura professionale per il web e del web design. Lei cosa ne pensa dott. Livraghi?

Risposta di Giancarlo Livraghi

Come ho spiegato nel libro "La coltivazione dell'internet", credo che in tutte le imprese sia opportuno avere strutture "dedicate". Che tuttavia non possono svolgere bene il loro compito se non c'è un sistema di correlazioni interne in grado di superare le barriere "divisionali" e coinvolgere le varie funzioni interessate. (Vedi il capitolo 19 di quel libro). 

Nelle grandi imprese questo significa attuare quei modelli, su cui si ragiona e si discute da almeno trent'anni, che superano le vecchie suddivisioni gerarchiche; un'evoluzione di cui è nota in teoria la necessità ma che in pratica è assai poco attuata. 

Nelle "piccole" imprese (come ho spiegato nel capitolo 18 di "La coltivazione dell'internet") il problema è quasi "inverso" perchè occorre evolvere come cultura trasmissibile e condivisa ciò che si è abituati a fare per una reale e spontanea (ma perciò non definita) "simbiosi" in un piccolo gruppo di persone.

 

Nome: Giuseppe Vitale eMail: gvitale@libero.it
Negli istanti successivi allo schianto del primo aereo sulla torre nord del World Trade Centre l’informazione online era in pratica inutilizzabile dato il sovraccarico di utenti. 
Le mailing list sono stracolme di interventi su questi ultimi tragici avvenimenti. 
I siti delle PMI devono per forza restare estranee al conflitto di civiltà e di culture che si sta profilando? 
Molte nostre aziende certificano la qualità dei propri servizi e dei propri prodotti. Non sarebbe il caso che i modelli di business riescano ad includere anche alcune tematiche sociali come la fame nel mondo e la globalizzazione? Non sarebbe il caso, per esempio, che magari attraverso i forum online delle PMI cominciamo ad ascoltare le indicazioni che provengono dal cosiddetto “popolo di Seattle”? Jacopo Fo e i suoi collaboratori attraverso il network "http://www.alcatraz.it/" e stanno mettendo in piedi un interessante modello di commercio vicino a questo tipo di istanze. Qual è la sua opinione dott. Livraghi?

Risposta di Giancarlo Livraghi

Non e' vero che la rete sia "diventata inutilizzabile per il carico di utenti". Solo alcuni siti, male organizzati e troppo carichi di cose inutili, sono risultati poco accessibili. 
Per avere notizie immediate, del resto, non c'era motivo di utilizzare la rete, dato che a questo compito provvedevano i mezzi "broadcasting" come la radio e la televisione. Per i compiti più specifici dell'internet (dialogo, scambi personali, approfondimenti, eccetera) non c'è stato alcun ingorgo. 
(Vedi, a questo proposito, "Sciacalli, sciocchi e sciagurati" www.gandalf.it/netforum/sciagura.htm).

Per la seconda parte della domanda, non credo che sia compito delle imprese (grandi o piccole) trasformarsi in fornitori di informazione non attinenti alle loro attività. Se un'impresa con fini commerciali aprisse un'area di dibattito su temi storici, politici, culturali eccetera potrebbe facilmente essere accusata di strumentalizzazione; ed è comunque improbabile che abbia le risorse per poterlo fare con la necessaria attenzione e approfondimento.

Diverso è chiederci se noi, come persone, come cittadini, siamo stati sufficientemente attenti a fenomeni complessi e pericolosi nel mondo di cui oggi viviamo le drammatiche conseguenze. 
La risposta, ovviamente, è
no (anche nel caso di chi non era del tutto "distratto" ma di molte cose apparentemente "remote" aveva una visione non sufficientemente approfondita). 
Credo che sia compito di ognuno di noi informarsi, approfondire, capire, preferibilmente andando al di là del clamore confuso, e spesso disorientante, che ci somministrano i "grandi mezzi" di informazione. 
L'internet è sempre stata uno strumento particolarmente adatto per questo genere di lavoro culturale.

Naturalmente ciò che impariamo come persone e ciò che capiamo della cultura e dalla società deve (dovrebbe) influire anche sul nostro agire professionale e d'impresa. Ma quello è un altro, e impegnativo, discorso.

 

 

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